Per un movimento internazionale 

della "Terrestrità" 

di Laura Tussi - Peacelink

Nel concetto ampio e esteso di trasformazione sociale nonviolenta, i meccanismi sociali e le dinamiche che provocano violenza e conflitto devono essere trascesi ("trascend" è il nome del movimento fondato da Johan Galtung ed "importato" in Italia da Nanni Salio) e cambiati nell'ambito dei contesti di dialogo, di ambiti solidali di accoglienza, dove prevalgano istanze di collaborazione con attività creative, di recupero della memoria, per ricordare e esorcizzare la violenza tramite la proattività nonviolenta, la logica della fantasia e del valore creativo del ricordo e dell'immaginario collettivo.

Secondo le posizioni di alcuni attivisti, che si propongono ancora con schemi desueti e ideologici, come cariatidi del passato, il mondo risulta nettamente diviso in una dicotomia manicheista e ideologica in buoni e cattivi, in bene e male. Esisterebbero gli "imperi del male" e gli "imperi del bene", i missili nucleari "offensivi" e le armi nucleari "difensive", i cacciabombardieri "buoni" e i cacciabombardieri "cattivi"! Invece, secondo un'ottica più ampia e una visione globale del concetto planetario e universale di trasformazione nonviolenta, occorre cambiare le dinamiche e le relazioni belligene e le costanti belliche di sfruttamento, oppressione, annientamento, tipiche dell'umanità fin dai primordi. La società patriarcale, fascista, totalitaria, gerarchica, dell'accumulazione illimitata di potenza e profitto, purtroppo permane con le sue diverse varianti (ad esempio il capitalismo "reale", ma anche il socialismo "reale"), ma occorre prevenire al suo interno le dinamiche belligene e i meccanismi di conflitto, annientamento e sopraffazione dell'uomo sull'uomo, a qualsiasi longitudine e latitudine del pianeta.

L'Europa e l'ONU, con tutti i loro limiti e la necessità di profonde riforme, costituiscono comunque delle risorse per la pace. Meglio un ordine imperfetto fondato sul diritto internazionale che la legge westfaliana della giungla basata sugli Stati assolutamente sovrani!

Se il nostro Paese uscirà dall'Europa, diventerà ancor più in balia delle oligarchie finanziarie ed economiche dell'1% e più facilmente succube delle nuove destre e del neofascismo imperante. Per questi motivi è necessario cambiare l'Unione Europea contro l'"austerità" che è stata imposta da una Germania con ambizioni egemoniche. Noi nonviolenti, ovvero amici della nonviolenza, siamo contro la NATO, ma non perché antiamericani "a prescindere" , così come non siamo antirussi o anticinesi per partito preso, ma perché lavoriamo per l'alternativa di pace e sicurezza garantita dall'ONU, che deve fondare la forza del diritto e non il diritto della forza (armata).

L'ONU deve garantire la sicurezza globale a partire dal disarmo nucleare. I pilastri del secolo della civiltà della pace consistono nella condivisione della comune umanità, nella tutela della Madre Terra cui sentiamo come specie di appartenere, nell'uguaglianza come convivialità, società del diritto che stabilisce pari dignità tra le diversità, per un mondo orientato a percorrere il cammino della nonviolenza, anche attraverso la conversione ecologica dell'energia e dell'economia e il disarmo nucleare, in un innovativo internazionalismo dei diritti umani, dei popoli e dell'Umanità: l'internazionalismo della "terrestrità"!

Con la difesa popolare nonviolenta, che contrapponiamo alla difesa fondata sulla sfiducia reciproca e sulla deterrenza armata, non vogliamo sostenere che il male e i problemi siano assenti: non vogliamo essere affatto "buonisti", anche se nutriamo la convinzione che la maggioranza della gente segua spontaneamente l'istinto di vita più di quello di morte. La difesa non può essere scollegata dalla politica estera, ma è prevenzione costruita e perseguita con intelligenza delle situazioni di conflitto per non aggravare tensioni belliche e belligene.

È necessaria una cultura globale dei diritti umani e dell'Umanità, insieme ad una cultura globale dei "diritti della Natura", contrapposta allo scontro della volontà di potenza degli Stati, alla visione che ripropone, persino da sedicenti sinistre, l'approccio del massimo teorico giuridico del nazismo, Karl Schmidt.

L'approccio nonviolento auspica un mondo con un diritto universale riconosciuto per realizzare una situazione di pace positiva, secondo il principio della forza dell'unità popolare. Il mondo, non lo si ripeterà mai abbastanza, deve essere governato dalla forza del diritto e non dal diritto della forza. La nonviolenza se è pragmaticamente guidata da una strategia politica (e l'innovazione di Gandhi è appunto la nonviolenza politica oltre la dimensione solamente etica) deve giustificare la Resistenza partigiana antifascista, anche armata, perché era indirizzata contro una barbarie degenerata in modo del tutto inaccettabile. Infatti se non si fosse condotta la resistenza armata contro il nazifascismo, la violenza nel mondo sarebbe aumentata a dismisura grazie ai piani e ai comportamenti del regime hitleriano.  Non ci si riconcilia con il nazifascismo anche se si è per la democrazia, il dialogo e per il rispetto reciproco e la riconciliazione, perché nell'atto di perdono, giustizia e riconciliazione occorre sempre considerare i limiti della violenza di cui il nazifascismo è stato il massimo esponente del secolo passato. Nell'ottica della trasformazione nonviolenta, il problema non è di prendersela con il più forte del momento, che presto potrebbe essere superato dal secondo in gerarchia (per esempio gli USA con la Cina), ma di contestare in sé il gioco della potenza e della prevaricazione.

Chi combatte gli imperi, tutti gli imperi, lo deve fare - è la nostra profonda convinzione - con due principi ben chiari in testa, altrimenti, anche se gli capitasse di vincere, vincerebbe purtroppo la nuova violenza da esso stesso incarnata, e non un nuovo mondo di pace:

1- la sicurezza deve essere comune, fondata sulla cooperazione con gli altri e non sulla paura verso di essi;

2- la forza più potente è il protagonismo popolare quando persegue unitariamente verità e giustizia.

Con le vecchie idee ed i vecchi comportamenti di chiusura identitaria e di violenza, potranno cadere i più forti, ma si faranno strada altri nazionalismi e imperialismi; l'oppressione, il patriarcalismo, il capitalismo ed il socialismo "reali" (cioé lo spirito accumulatorio senza coscienza del limite) permarranno.

In questo contesto, lo sfruttamento permane: cadranno gli Stati Uniti, ma prevarrà, ad esempio, la Cina, con caratteristiche pressappoco analoghe. Il problema non è annullare il primo, il più forte, nel gioco competitivo, ma abolire questa dinamica di competizione.

È necessario agire localmente, pensando globalmente e coordinandosi internazionalmente, per esempio intervenendo contro il militarismo nucleare italiano e mondiale, agendo universalmente e a livello planetario.

La Costituzione italiana comprende le basi fondamentali di una cultura di pace e di democrazia e raccoglie la volontà e le speranze della Resistenza partigiana antifascista. Con l'applicazione della Costituzione, vogliamo un mondo dove prevalgano i diritti dei popoli, i principi sociali, etici e solidali di giustizia, con l'eliminazione delle armi nucleari. La Costituzione è la base giuridica necessaria (anche se non sufficiente: la base vera è un nuovo diritto internazionale efficace) per risolvere la crisi climatica, per l'uguaglianza tra le genti, i popoli, le minoranze e le persone. Occorre attualizzare la memoria della Resistenza tramite la carta dei diritti dell'uomo emanata dall'ONU, nell'impegno per coronarla in Carta dei diritti dell'Umanità, frutto del lavoro internazionale (e quindi di una Nuova Internazionale di movimenti di base all'insegna della "terrestrità") dell'impegno e della Resistenza per un mondo basato sulla forza dei diritti e sulla pace. 

 




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