SOGNANDO CALIFORNIA PER IL DIRITTO ALLA PACE

PER CONTRASTARE A LIVELLO GLOBALE L'INTRECCIO TRA MINACCIA NUCLEARE E MINACCIA CLIMATICA

di Alfonso Navarra - portavoce dei Disarmisti esigenti

cell. 340-0736871 email alfiononuke@gmail.com

1 ottobre 2018 - Villa Niscemi Palermo


Viviamo in un momento delicato e cruciale della storia dell'Umanità, che, parafrasando Alex Zanotelli, il missionario comboniano grande saggio del pacifismo italiano, pena ed arranca sotto la spada di Damocle di quattro "bombe" globali. Proviamo ad elencarle in ordine di priorità mortifera: 1) la minaccia nucleare, che può uccidere tutti praticamente all'istante, in qualsiasi momento, visto che uno scambio di missili atomici può essere scatenato persino per caso o per errore; 2) la minaccia climatica, che potrebbe estinguerci nell'arco di 100 anni; 3) la minaccia della disuguaglianza, apportatrice di conflitti e di massive sofferenze umane, come constatiamo ad esempio nei naufragi nel Mediterraneo; 4) la minaccia dell'oppressione della donna, delle minoranze, dei "diversi", che non manca di annoverare le sue numerose vittime, denunciate ad esempio da movimenti come "Non una di meno".

Ma, nello stesso tempo, abbiamo creato, noi donne ed uomini di buona volontà, le condizioni per la possibilità ed il dovere di lottare per un "diritto alla pace" incardinato su Trattati ONU che possiamo rendere effettivi, senza ovviamente nascondersi la difficoltà e complessità dell'immane compito.Esiste un "diritto alla pace" che è stato riconosciuto dall'ONU con risoluzione 71/189 adottata il 19 dicembre 2016 dall'Assemblea Generale.(Per il testo in lingua originale: https://www.un.org/en/ga/search/view_doc.asp?symbol=A/RES/71/189).Il nostro compito è quello di ottenerne una applicazione piena e coerente, nelle sue quattro aree di interesse, disarmo, ecologia, diritti umani e di libertà, giusto sviluppo, mediante l'attuazione dei trattati, delle decisioni, delle carte ONU che ad esse afferiscono.Nell'area del disarmo, l'obiettivo prioritario è la interdizione giuridica delle armi nucleari, rappresentata dal Trattato di proibizione delle armi nucleari - TPAN, propedeutica alla loro effettiva eliminazione, che deve ricomprendere in sé e dare attuazione al Trattato di Non Proliferazione nel suo aggirato e disatteso articolo VI; e deve essere sospinta da iniziative, quale quella che il presente convegno nel suo Manifesto promuove, dell'estensione al Mediterraneo ed al Medio Oriente allargato della zona denuclearizzata già stabilita per l'Africa.Nell'area dell'ecologia, contro la minaccia climatica, si tratta di attuare il patto globale stipulato a Parigi (COP21, il 12 dicembre 2015), riconosciuto all'unanimità con l'unica eccezione della defezione degli Stati Uniti, decisa dal nuovo presidente "negazionista" e pro-fossili Donald Trump (e contestata da molti Stati tipo la California che si sente ancora dentro l'accordo).Nell'area delle libertà ed i diritti umani da promuovere, abbiamo come primo riferimento quelli proclamati dalla Dichiarazione universale promulgata nel 1948, di cui ricorre questo 10 dicembre il 70esimo anniversario. Forse in questo momento è il caso di dare rilievo all'ignorato articolo 13 che in pratica riconosce, udite udite!, il diritto per le persone di libera circolazione e residenza nel mondo.La base culturale di una Costituzione dell'umanità sorta in reazione al "cattivismo" dei totalitarismi nazi-fascisti, all'origine delle devastazioni e dei massacri della Seconda Guerra Mondiale, di Aushwitz ma a pensarci bene anche di Hiroshima ("Mai più!"), è l'idea della "terrestrità" di una unica umanità, di una unica "famiglia umana", figlia della Natura, prodotto dell'evoluzione naturale: quindi non padrona ma curatrice della "Madre Terra" da rispettare ed amare.Nell'area del giusto sviluppo abbiamo l'agenda globale ONU, sottoscritta sempre nel 2015, che va sotto il nome di Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, con i suoi 17 obiettivi, in cima la lotta alla povertà, partenti dal presupposto condiviso che le dinamiche economiche attuali sono insostenibili non solo dal punto di vista ambientale ma anche sociale.Ultimamente a livello globale stiamo assistendo, almeno è l'opinione di chi parla, ad una deriva "disumanizzante" per diversi aspetti, ed in particolare ad uno slittamento verso la moltiplicazione dei conflitti e la generalizzazione della guerra; ma bisogna fortunatamente registrare che qualcosa di positivo va in controtendenza rispetto ad essa.La più importante "buona notizia" è, paradossalmente, quello che sta accadendo negli USA: la "rivolta" alle politiche perseguite dalla presidenza Trump di riarmo e di aggressione all'ambiente; una "rivolta" guidata dalla California, che si sta trascinando dietro 16 altri Stati USA e moltissimi enti locali.Lo Stato di California non solo, in polemica con il ritiro dell'amministrazione USA dall'accordo di Parigi sul clima, è il capofila del movimento "We are still in", cioè "siamo ancora dentro all'accordo in quanto americani"; e, con questo obiettivo, forte di un piano che punta al 100% di energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2045 (5 anni prima di Svezia e Danimarca!), ha appena organizzato il Global Climate Action Summit 2018, preparatorio della COP24 in Polonia. Si può anche ricordare, in materia di clima , la avanzatissima legge che taglia le emissioni di CO2 del 40% entro il 2030.Ma addirittura, il 28 agosto 2018, ha deciso con seduta congiunta delle sue camere, di supportare il Trattato di proibizione delle armi nucleari- TPAN!La risoluzione AJR 33, adottata dietro la spinta di una coalizione di base, sottolinea che dal culmine della Guerra Fredda, gli Stati Uniti e la Russia hanno smantellato più di 50.000 testate nucleari, ma 15.000 di queste armi esistono ancora e rappresentano un rischio intollerabile per la sopravvivenza dell'Umanità.La risoluzione ricorda anche che Il 95 per cento di queste armi sono nelle mani di Stati Uniti e Russia e che "l'uso anche di una minima parte di queste armi potrebbe causare devastazione climatica in tutto il mondo e carestia globale; per esempio, solo un centinaio di bombe a grandezza di Hiroshima, piccole per standard moderni, metterebbero almeno cinque milioni di tonnellate di fuliggine nell'atmosfera superiore e causerebbero interruzioni del clima in tutto il pianeta, riducendo la produzione di cibo e mettendo a rischio la fame di due miliardi di persone".Per questo la risoluzione promuove, oltre la firma del trattato, la "rinuncia all'opzione di usare prima le armi nucleari, ponendo fine all'autorità unica e incontrollata del Presidente di lanciare un attacco nucleare, togliendo alle armi nucleari USA lo stato di allerta, annullando il piano per sostituire l'intero arsenale con armi potenziate e perseguendo attivamente un accordo verificabile tra gli Stati dotati di armi nucleari per eliminare i loro arsenali nucleari".(Il testo completo della risoluzione 33/2018 è disponibile al link: https://leginfo.legislature.ca.gov/faces/billTextClient.xhtml?bill_id=201720180AJR33)Ritengo sia importante fare mente locale sul fatto che la California è lo Stato più popoloso degli Stati Uniti d'America con oltre 38 milioni di abitanti; e che ha un PIL che, se fosse a sé stante, varrebbe come quinta economia del Pianeta (2.700 miliardi di dollari); ed è sicuramente uno dei più influenti nella politica nazionale. Lo Stato è sotto amministrazione democratica sotto la guida di Jerry Brown (ma in passato è stata anche guidata da repubblicani), ed oggi rappresenta una delle principali spine nel fianco della presidenza Trump: più volte la California si è messa alla testa di gruppi di Stati ostili alle politiche del governo centrale tanto da far parlare di "atteggiamento secessionista"!Naturalmente, nel valutare gli aspetti positivi, non si tratta di dimenticare gli aspetti negativi di uno sviluppo iniquo, quasi ci si volesse riferire ad un nuovo Stato-guida, al "Paradiso dei lavoratori" di novecentesca memoria : dobbiamo considerare il record dei senzatetto per strada accanto alle ville di Beverly Hills!Personalmente, appena appresa la notizia del voto californiano, ho subito commentato con accenti entusiastici l'evento, ed il mio commento lo si può leggere sul sito dei Disarmisti esigenti alla URL:https://www.disarmistiesigenti.org/2018/08/30/la-california-vota-per-proibire-le-armi-nucleari/"Il voto dello Stato della California, di sostegno al TPAN, sospinto dalla Campagna "Recediamo dal baratro", una coalizione più ampia della Rete ICAN, dimostra che i risultati sostanziali si ottengono con la capacità di lavoro effettiva, mentre non serve litigare per l'uso di sigle, per quanto prestigiose per carità, che poi, almeno qui in Italia, non si è in grado di gestire come iniziativa politica, soprattutto come iniziativa politica di base.Sottolineo che un fronte importante di coinvolgimento da perseguire per il successo della nostra causa è il movimento per la giustizia climatica.In questo senso va il testo base di mozione che abbiamo preparato per possibili iniziative parlamentari preparato dalla conferenza stampa "SIAMO TUTTI PREMI NOBEL CON ICAN" (e ribadito anche in altre iniziative effettuate nella sala stampa del Senato).Questi i tre obiettivi fondamentali che avanza il nostro, condiviso, testo base di mozione, riproposto nella conferenza stampa patrocinata dalla senatrice Loredana De Petris, protagonista l'ambientalista ed antinucleare "storico" Gianni Mattioli:1) firmare e ratificare il Trattato per l'interdizione giuridica degli ordigni nucleari, adempiendo anche per questa nuova via agli obblighi del Trattato di non proliferazione interpretati con uno spirito conforme alla nostra Costituzione;2) adoperarsi nelle COP (Conferenze delle Parti) che proseguono il percorso per la giustizia climatica dell'accordo di Parigi, la prossima si terrà in Polonia a Katowice, dal 3 al 4 dicembre 2018, affinché sia integrato e potenziato il quadro giuridico che riconosca l'Umanità in quanto tale quale soggetto di diritti preminenti rispetto all'autodifesa degli Stati. Questo a partire dal principio di sopravvivenza che può essere assicurato anche per la via di ricomprendere, nel Patto per salvare il Pianeta, quanto sostenuto, in interpretazione convergente ed armonizzata, dalla Dichiarazione dei Diritti universali dell'Umanità e dalla Carta della Terra, sul diritto alla pace e sul diritto al disarmo nucleare;3) avviare, nell'immediato, un percorso che porti alla totale rimozione, da parte degli Stati Uniti, delle armi nucleari presenti nelle basi e/o transitanti nei porti italiani, essendo necessario che il nostro Paese sia coerente e credibile nel supportare la volontà manifestamente maggioritaria degli Stati di pervenire ad un mondo libero dalla minaccia della guerra nucleare, che è, in virtù degli scenari dell'inverno nucleare, anche minaccia di sconvolgimento ambientale e climatico.Lo slogan "SIAMO TUTTI PREMI NOBEL PER LA PACE CON ICAN" è diventato anche una campagna da portare avanti con un canale dedicato su You tube, con videotestimonianze che invitano le associazioni antinucleari a diventare partner della Rete ICAN.(Vai su: https://www.youtube.com/channel/UCFWikKgRr7k21bXHX3GzE9AApre in una nuova finestra)Segnaliamo in proposito gli interventi, oltre che del sottoscritto, di Alex Zanotelli, Moni Ovadia, Vittorio Agnoletto, Laura Tussi, Fabrizio Cracolici ed altre personalità ed attivisti nonviolenti.Così come è avvenuto nella scorsa legislatura, l'istanza antinucleare può e deve essere riproposta a partire dallo scontro che occorre riaprire sulla revoca della partecipazione italiana al programma F-35, tenendo presente che l'opposizione al cacciabombardiere nucleare è stato anche uno dei cavalli di battaglia del M5S, forza oggi approdata al governo.Personalmente sull'argomento sto lavorando ad un dossier che spero coinvolga altri soggetti tecnicamente competenti e legati alle esigenze del movimento di base.Ricordo infine che è in atto una collaborazione Disarmisti Esigenti - No Guerra No NATO, ed in relazione ad essa, c'è da pensare come rilanciare e valorizzar il denso e preveggente comunicato che costituisce il Coordinamento per il disarmo nucleare.Esso è pubblicato on line alla URL: https://www.petizioni24.com/mobilitiamoci_per_icanForse si nota dal mio commento a caldo che questo evento californiano, a mio parere, può rilanciare lo stesso percorso del TPAN, che a dire il vero si è alquanto afflosciato, perché siamo ben al di sotto delle 50 ratifiche statuali necessarie per la sua entrata in vigore. Il ritmo delle ratifiche non è infatti tale da far pensare che questa entrata in vigore avverrà prima della sessione della revisione del TNP, prevista per la primavera del 2020: e si tratta di un dato politico, non cronologico.Se si va sul sito dell'ICAN, la Campagna internazionale per l'abolizione delle armi nucleari, insignita nel 2017 del premio Nobel per la pace appunto per il ruolo avuto nella sua adozione, registriamo al momento solo 19 ratifiche di Stati e 69 "firme", ben al di sotto dei 122 voti che il 7 luglio 2017 approvarono il citato Trattato alla Conferenza ONU che venne tenuta al Palazzo di Vetro di New York. Per la cronaca, vi furono anche un voto contrario (l'Olanda) e un astenuto (Singapore).(Si vada su: https://www.icanw.org/)L'Italia non partecipò ai lavori della Conferenza e tuttora aderisce, nonostante dopo il voto del 4 marzo 2018 sia arrivato il "governo del cambiamento", alla posizione NATO che ritiene tale Trattato "divisivo e pericoloso per la sicurezza e la stabilità internazionali".(Per la posizione ufficiale NATO, ribadita dal vertice di Varsavia dell'11 e 12 luglio 2018, si vada su:https://www.nato.int/cps/en/natohq/official_texts_156624.htm)Questa posizione NATO ed italiana ci è stata confermata ed esposta di persona da Enrico Valvo, capo dell'Ufficio Disarmo Nucleare del Ministero degli Affari Esteri, quando il 26 settembre 2018, Giornata ONU contro le armi nucleari, lo abbiamo incontrato, anche in veste di delegato della Presidenza della Repubblica, per consegnare le migliaia di firme sulla ratifica italiana del TPAN raccolti dalla Carovana delle Donne indetta da WILPF Italia e dai suoi supporter.L'ICAN, organizzazione non-profit fondata nel 2007, raccoglie circa 500 organizzazioni partner in 101 Paesi. Per l'Italia vi sono 8 organizzazioni ufficialmente registrate sul sito ed altre in attesa tecnica di registrazione.I Disarmisti Esigenti, che aderiscono al Coordinamento di Associazioni di ICAN in Italia, rispetto ad esso non hanno l'acritica fiducia nel TPAN dei "pacifisti specialistici", che ne hanno fatto una specie di ultima spiaggia. Appunto per questo ricerchiamo strade parallele e convergenti, sperimentiamo il percorso ecologico (basato sulla centralità del rischio e non su ragionamenti giuridici) verso il disarmo nucleare ed abbiamo promosso, partner principale i "No Guerra, NO NATO", un Coordinamento per il disarmo nucleare.Quello su cui puntiamo, lo sottolineo con forza, è la effettiva centralità del rischio attestata dai fatti, il pericolo concreto che il sistema di comando, comunicazione e controllo della "deterrenza" scappi di mano ai suoi detentori, con esiti irreparabili e definitivamente letali. Come rischiò di verificarsi il 26 settembre 1983 quando il colonnello Stanislav Petrov, a capo di una stazione sovietica vicino Mosca, capì che quello segnalato dai computer era un falso allarme di attacco missilistico ed evitò al mondo una guerra nucleare.E' un approccio, questo del prima di ogni altra cosa occupiamoci del rischio mortale che, per un caso o per l'altro, partano i missili e quindi possiamo saltare tutti in aria, "non giochiamo con la fine del mondo", "fermiamo chi scherza col fuoco atomico", che può essere considerato l'uovo di colombo rispetto alle tradizionali impostazioni geopolitiche e/o giuridiche, da cui parte lo stesso percorso umanitario che ha portato al TPAN.Non ci interessa solo dire: "guardate che l'uso eventuale di armi nucleari va a violare il diritto umanitario, quindi per questo motivo vanno proibite", ma: "occhio che il solo preparare la guerra nucleare può far scatenare quello che in teoria mai dovrebbe accadere, quindi per questo motivo, per cancellare la roulette russa con la pistola nucleare puntata sulla tempia della Terra, prima di ogni altra cosa dobbiamo pensare a come effettivamente eliminare tali mostruosi ordigni".Noi quindi interveniamo nell'ambito del disarmo, ma cerchiamo anche di coinvolgere il momento ecologico e delle resistenze territoriali nell'istanza disarmista, perché i due movimenti (forse tre movimenti, considerata la tendenza a spetararsi e specializzarsi) condividono la preoccupazione primaria di scongiurare i rischi che mettono in forse la sopravvivenza dell'intera Umanità.E' quello che proveremo a fare in vista della COP24, convocata a Katowice (Polonia) dal 3 al 12 dicembre 2014, con un documento sull'economia che porteremo anche a nome di Accademia Kronos e di WILPF Italia. Sottolinieremo in esso che l'economia disarmata è intrinsecamente anche ecologica e per il "giusto sviluppo". Di converso, anche quella che viene definita "sostenibilità" non può essere considerata soltanto da specialistici punti di vista economici ed ecologici. Bisogna tener conto, da un lato, che il ciclo produzione-distribuzione-uso (ed eventuale uso) delle armi, ed in modo particolare delle armi nucleari, rappresenta la principale pressione e insidia distruttiva sugli ecosistemi planetari ed il motore delle principali ingiustizie. D'altro canto, che proprio l'economia della riconciliazione società-natura, con le transizioni da incardinare, costituisce l'alternativa di comunità intrinsecamente pacifiche al dominante sistema della potenza necessariamente belligeno. L'opposizione alla guerra per essere strategicamente vincente richiede l'abbinamento con programmi costruttivi che stanno necessariamente nella cornice della conversione energetica-ecologica dall'economia fondata sulle fonti fossili all'economia basata sulle energie rinnovabili e naturali, con gli "stili di vita" ad essa relativi. Non ricorderò mai abbastanza che i Disarmisti esigenti ed i loro partners, in testa WILPF Italia e Accademia Kronos, sono quelli che hanno inserito ufficialmente nei programmi della Conferenza di New York che ha adottato il TPAN ed allo stesso modo della COP23 di Bonn l'intreccio tra minaccia climatica e minaccia nucleare e la necessità di contrastarli insieme facendo riferimento al diritto alla sopravvivenza dell'umanità, così come oggi fa la risoluzione californiana!Stiamo anche pensando, in vista di Katowice e nello spirito sopra delineato, ad una manifestazione nazionale, non in forma di corteo, indetta insieme ai NO-TRIV (che dovrebbe inglobare il tradizionale 8 dicembre No-TAV, scadenza internazionale contro le Grandi Opere Inutili ed Imposte).Ci sembra "rivoluzionario" che l'appello da parte dei No TRIV, che convoca una assemblea a Roma l'11 novembre pv in preparazione di questa manifestazione per la giustizia climatica e sociale, riesca ad unire tutti i "NO" delle "resistenze territoriali" in un unico grande SI di adesione al valore della "terrestrità": l'unica umanità che appartiene all'unico Pianeta che ci ha generati.Il titolo dell'appello è, infatti, "SÌ-AMO LA TERRA" ed esso chiama a raccolta "il popolo dei tanti SÌ": "SÌ all'ambiente, alla solidarietà, alla pace, alla cultura, alla giustizia, all'uguaglianza, ai beni comuni, alla bellezza, all'autodeterminazione, al diritto di aver diritti".E, con lo stesso spirito di innovazione politica, abbiamo partecipato, avendo contribuito al "Manifesto" che emergerà dai suoi lavori, a questo importante convegno di Palermo (dal 29 settembre al 2 ottobre 2018, organizzato dalla Consuulta per la pace della città) che lancia la Rete delle Ambasciate di pace. Vediamo infatti una impostazione flessibile ed aperta nella proposta di Palermo, non fossilizzata sulle pur importanti esperienze storiche di cui (a partire dalla CASA PER LA PACE A BAGHDAD del 1990-1991, animatore Alberto L'Abate) è erede l'Associazione IPRI-CCP, meritevolmente parte costitutiva del nuovo progetto.La novità nell'approccio sta, credo, nel fatto che non guardiamo ad un unico modello di ambasciata pacifista, quella che, per intenderci, interviene per sanare un conflitto locale relativamente semplice nel numero degli attori coinvolti, a supporto di un singolo corpo civile di pace.Vogliamo invece raccogliere sotto un simbolo comune, una bandiera, una targa, le organizzazioni della società civile che già si battono, nell'area euromediterranea e dell'Africa, per i diritti umani ed il diritto dell'umanità, cercando in tal modo di favorire una disponibilità alla convegenza verso soluzioni globali che trascendano il microconflitto localizzato.L'idea di base è semplicissima: per smettere, si direbbe in dialetto siciliano, di "cafuddiarsi" su questa o quella perimetrazione statuale o parastatale, è il caso che si comprenda che occorre unire le forze dei contendenti sui conflitti particolari nel fronteggiare invece le vere minacce comuni che riguardano tutti: e qui ritorniamo alle quattro bombe "globali" che ho elencato all'inizio dell'intervento.Ai paladini dello "Stato ebraico" potremmo che so squadernare il dato che se non ci occupiamo insieme, israeliani, arabi, iraniani, europei, ecc., di riscaldamento globale e scioglimento dei ghiacciai ai poli potranno sì continuare a sottomettere e reprimere i palestinesi e quanti altri nella ricerca dell'egemonia regionale: ma questa supremazia dovrà essere gestita su lande desolate e a bordo di canotti, perché la Palestina geografica finirà per intero sotto acqua pare molto prima di quanto non si immagini.I governanti potranno essere tetragoni nella loro stupida chiusura nei calcoli di potere e di potenza e nel loro fomentare odio e violenza. Ma dobbiamo avere fiducia che, nella gente comune, negli uomini e nelle donne simili ed uguali a noi ciascuno nelle sue diversità collettive ed individuali, i segni ad esempio del tempo che cambia, le bombe d'acqua con le trombe d'acqua e gli uragani, da una parte, le siccità e gli incendi, dall'altra, facciano comprendere, come in California, che occorre invertire la corsa verso il baratro.I fatti faranno crescere la consapevolezza universale che, con il cambiamento climatico, sono in pericolo le basi della vita, l'equilibrio degli ecosistemi, la salute del mare, la respirabilità dell'aria e che invece di combattersi per questo o quel confine è necessario che tutti insieme, in una nuova cura comune della Terra abitata, si cooperi per dare una speranza di futuro ai figli e ai nipoti che amiamo.Come diceva Martin Luther King: "Dobbiamo imparare a vivere insieme come fratelli, altrimenti periremo tutti insieme come idioti".Questo compito della pedagogia della fratellanza e della sorellanza, senza chiedere a nessun soggetto coinvolto di cambiare quello che nell'essenza è e nell'essenza fa , al di là delle auspicabili campagne politiche comuni, nel progresso del diritto internazionale che coincide con la nonviolenza efficace, ritengo sia la vera missione della Rete delle ambasciate di pace che ci accingiamo con fervore tranquillo e determinazione a mettere insieme.


SÌ-AMO LA TERRA, SÌ-AMO LA PACE!

Organizziamoci nella Rete delle ambasciate di pace!

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