La questione climatica 

e il concetto di sicurezza 

di Oliviero Sorbini - Accademia Kronos

Ci sono momenti in cui dovremmo riappropriarci di parole e concetti che non sentiamo più nostri, perché qualcun altro li ha usati prepotentemente e sfacciatamente per i propri fini. Per quanti anni molti di noi sono stati incapaci di gridare "Forza Italia", guardando una partita di rugby, pallavolo o calcio? Tanti! Ne sono sicuro. Altro esempio: io personalmente sono così disgustato dal comportamento di alcuni magistrati e alcuni giornalisti che ormai sono allergico all'espressione "lotta alla corruzione". E si noti che non solo sono ovviamente preoccupato per il fenomeno della corruzione, decisamente eccessivo e troppo diffuso nel nostro paese ma che io per primo ritengo fondamentale che effettivamente ci sia uno stop alla corruzione. Ma sono consapevole che, sotto il grido "lotta alla corruzione", che tanto piace a tutti i politici pronunciare, si muovono interessi di gruppi e singoli. E' una realtà che fa schifo. E' come raccogliere soldi per i bambini affamati e andarseli a spendere in un ristorante gourmet. Così in nome della "lotta alla corruzione" si fanno carriere (che sono soldi) e affari. Per conseguenza, io, quando sento parlare di lotta alla corruzione, ho un riflesso condizionato e mi metto sul chi va là.

Questa premessa per dire che ora come ora anche l'uso del termine "sicurezza" è diventato equivoco. Anche in questo caso, drizzo le orecchie e mi metto in allarme. Il presidente americano Donald Trump invoca la sicurezza nazionale di fronte a poche migliaia di poveracci in fuga dai loro paesi. In Italia, il decreto sicurezza offusca il concetto stesso del termine con l'appoggio di alcuni giornalisti non esenti, a mio parere, da oggettive colpe di mala informazione. Io, infatti, non mi sento assolutamente più sicuro perché il governo italiano abroga il permesso di soggiorno per motivi umanitari e non credo che dormirò meglio ora che so che i nostri vigili urbani saranno presto provvisti di taser. Vi è anche un'altra tipologia di sicurezza che negli ultimi anni sta proponendosi come grande problematica a livello globale ed è la sicurezza informatica. Di fatto la scottante questione della cyber security indica che oggi non solo non abbiamo più alcuna privacy ma che ognuno di noi può essere abbastanza facilmente derubato di informazioni confidenziali e anche di soldi. Ma quel che secondo me più conta è che in qualche maniera la sicurezza informatica è necessaria per evitare che degli hacker (che possono essere agenti di uno stato o terroristi o semplici delinquenti) possano arrivare a bloccare centrali elettriche, infrastrutture di tutti i tipi, compresi ferrovie e aeroporti, centrali nucleari e dispositivi militari. Questo tipo di sicurezza mi interessa molto di più, rispetto agli usi del termine proposti dai Trump e Salvini nel mondo.

Le sicurezze più importanti per me, però, sono altre. Sicurezza per me è sapere che se cresco un figlio in un ambiente urbano non lo sto condannando a malattie polmonari o a un cancro. E' sentirmi tranquillo se io e tutti gli altri beviamo acqua di rubinetto. E' essere certo che quel che compro al supermercato non faccia male ai miei familiari e a me stesso. E' non dover vivere nel dubbio che la casa dove vivo e gli stabili che frequento non mi cadano addosso. E' anche non vivere nell'incubo di una nuova guerra che ci coinvolga. In realtà di guerre e conflitti armati in corso ce ne sono fin troppi. Ed il fatto che ciò sia quasi sempre avvenuto nella storia non mi mette né l'anima in pace, né mi ferma nel pensare che potrebbe non essere così.

La nostra epoca ci ha portato velocemente, forse troppo, a doverci confrontare con problematiche sconosciute ai nostri nonni e perfino ai nostri genitori . In alcuni casi, a seconda della nostra età, non le conoscevamo neanche noi quando eravamo ragazzi o giovani.

Il cambiamento climatico, uno dei fenomeni un secolo fa non prevedibili o quanto meno previsti, riguarda tutti. Anche i negazionisti. Anche coloro che pensano che grazie ai loro soldi non ne soffriranno. Anche i vecchi egoisti. Perché anche loro, nella maggioranza, sono nonne e nonni e pure se per motivi anagrafici non assisteranno a possibili catastrofi, non dovrebbero dormire sonni tranquilli di fronte alle devastazioni che i loro nipoti dovranno affrontare in seguito ai climate changes. Eppure, la comunità internazionale sembra non rendersi conto del pericolo che incombe sull'umanità.

Cosa si fa quando ci si sente in pericolo? Se una persona ci minaccia fuori dalla nostra casa con un randello e noi non abbiamo nulla con cui difenderci, quale è la cosa più normale che faremmo? Rispondo io per voi: cercheremmo di entrare in casa e chiudere porte e finestre. Ovvero cercheremmo di metterci in sicurezza. Forse non saremmo del tutto sicuri, ma avremmo ottenuto un primo grado di sicurezza, dal quale poi costruire una via d'uscita.

Tornare a intendere il termine sicurezza in modo ben diverso da come viene usato dagli amanti delle divise e delle pistole può forse aiutarci a comprendere perché il movimento ambientalista nella sua storia tanto aveva da condividere con quello pacifista, fino, in alcuni casi, a confondersi con esso. I tanto derisi hippies nascevano in un contesto dove la voglia di pace si incontrava con le prime consapevolezze del problema ambientale. Non è un caso che la sociologia dell'ambiente si fosse affacciata pochi anni prima fra le scienze e le materie universitarie, partendo proprio dagli Stati Uniti. Fino agli anni '50 non ve ne era alcuna traccia.

Non dovrebbe esserci dubbio che il concetto di sicurezza oggi vada applicato correttamente a tutto ciò che rappresenta un pericolo. E non c'è dubbio che il miglior modo di allontanare un pericolo sia quello di eliminarne le cause. Lo dicono anche tutti i manuali di marketing, quando trattano i rischi di una società. Se c'è un serio rischio va individuato e possibilmente eliminato.

La domanda spontanea che nasce è: perché di fronte ad un rischio oggettivo per la salute e la sopravvivenza di miliardi di esseri umani e dell'intero sistema biologico del pianeta non si usa lo stesso metodo?

E' anche evidente che il rischio di catastrofe ambientale per complesse cause naturali, estremizzate per l'azione antropica, ed il rischio di una catastrofe nucleare hanno in comune la fine della vita biologica attuale su vaste aree della terra. Sono due pericoli estremamente simili negli effetti. E in ambedue i casi, disastro climatico e disastro nucleare, invece che cercare di eliminare le cause i potenti del mondo continuano a ignorarle se non rafforzarle.

In un libro dal titolo "Minaccia Nucleale" l'ex analista della CIA Jack Caravelli e il giornalista italiano Jordan Foresi scrivono che per comprendere le vere intenzioni degli stati è importante andare ad analizzare le loro spese in bilancio. Le parole volano, gli stanziamenti finanziari no. Se uno stato afferma di volere la pace e investe in armi ... non gli si può dare fiducia.

Andiamo ad analizzare le voci di bilancio sulla sicurezza ambientale, che passa per le politiche di adattamento ai cambiamenti climatici, dell'Italia e di tutti i paesi che hanno sottoscritto la COP 21 di Parigi. Scopriremo chi si sta realmente impegnando per evitare la catastrofe ambientale e chi sta soltanto bluffando, dando priorità agli accordi di potere, in parole povere al proprio tornaconto immediato.

Riprendiamoci i nostri concetti più cari. Riprendiamoci la nostra italianità, la nostra lealtà, la nostra sicurezza. Possiamo farcela, consapevoli che dobbiamo combattere contro un sistema e individui che credono fermamente ed unicamente nel loro tornaconto. I pericoli vanno affrontati dalla base. E' impossibile smantellare gli arsenali nucleari, sotto il controllo dell'intera comunità internazionale, eliminare nel più breve tempo possibile le cause dell'inquinamento e del surriscaldamento dell'atmosfera, portare risorse e sviluppo nei paesi da cui fuggono milioni di persone e ritrovare il senso della giustizia, quella vera, nel sociale e nelle Istituzioni? Difficile senz'altro. Impossibile, no! Tutto questo, non significherebbe regredire. Tutto questo, a differenza di quel che spesso sentiamo dai politici e gli speculatori, potrebbe invece coincidere con un nuovo sviluppo, con più occupazione in tutti i continenti e con un conseguente diffuso benessere.

La questione climatica è molto complessa. Non dipende da un solo fattore e non tutti gli elementi sono controllabili dall'uomo, a dispetto della sua crescita tecnologica. Recuperare sicurezza climatica non sarà facile e risulterà impossibile senza prima riappropriarsi dei concetti di lealtà e giustizia. Senza di loro non avremo libertà di azione.

La nostra piccola Italia ha la sua importanza, nel contesto dei paesi europei, occidentali e NATO. In pochi hanno preso atto che il braccio politico del movimento ambientalista è stato amputato da un pubblico ministero in collaborazione con buona parte dell'informazione che ha messo sotto accusa su "il niente" l'allora ministro dell'ambiente verde e pacifista, Alfonso Pecoraro Scanio. Era un ministro scomodo e fu accusato di essere un corrotto. Ecco, perché all'inizio di questo articolo ho accennato alla mia allergia allo sbandieramento della "lotta alla corruzione". Chi scrive ha conosciuto sulla propria pelle gli effetti delle procure impazzite e non potrà mai dimenticare ciò che ha appreso dall'esperienza vissuta. Oggi la paura, anzi il terrore, nei politici e negli amministratori pubblici di cadere sotto i colpi delle procure è estremamente diffuso. Basta un avviso di garanzia ed un articolo di giornale per essere messi fuori gioco. Dobbiamo essere consapevoli che senza il recupero dei valori democratici ed il loro rispetto qualsiasi nostra azione potrà essere fermata dall'uso della "giustizia". I padri della democrazia ben sapevano che i poteri dello stato dovevano essere indipendenti ed equilibrati. In Italia da decenni non è più così. E tutte le strategie volte al bene comune, in primis quella per la salvaguardia ambientale ed il contenimento del surriscaldamento globale, potranno essere spazzate via a favore dei grandi interessi in gioco.

Ecologia, pace, diritti civili e giustizia sociale sono i nostri obiettivi. Ma questi concetti sono anche nei pensieri quotidiani di chi vuole arricchirsi infischiandosene della salvaguardia ambientale, non disdegna le guerre come strumento di politica internazionale, è contrario a qualsiasi rispetto dei diritti civili e non vuole affatto la giustizia sociale.

Se teniamo a raggiungere i nostri obiettivi e alla nostra sicurezza, non possiamo dimenticarlo.

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